Comune di Davoli
Davoli confina con San Sostene e ne condivide la struttura e la simile posizione sulle giogaie delle Serre. Il borgo è piccolo ma ricco di testimonianze del suo nobile passato che avrebbe origine magnogreca. Già nel XIV secolo risulta esistere ed essere funzionante la chiesa di Santa Caterina; soltanto un secolo più tardi, risultano invece esistere quella di Santa Barbara e quella di San Pietro. L’attuale Chiesa Madre, dedicata alla Vergine e Martire reatina, ha una fondazione piuttosto remota risalente tra la fine del ’400 e i primi anni del ’500 sebbene l’assetto attuale risalga al periodo settecentesco, per l’esattezza al 1795. Il tetto e la controsoffittatura sono sostenuti da un sistema di lesene lignee che autonomamente ne sostengono il peso. Numerosi altari marmorei, molti dei quali ornati da tavole pittoriche, contribuiscono a rendere ancora più ricco il patrimonio della chiesa: ricorderemo quello della Pietà, scolpito da Giuseppe Pisani nel 1759, quello di finissima esecuzione del Santissimo Rosario, anch’esso dei Pisani (1782), impreziosito da quindici piccoli ovali con i Misteri dipinti che fanno corona alla statua della Vergine. Sono molte anche le opere lignee e le argenterie di gran pregio, come l’ostensorio settecentesco con Santa Barbara e San Vittore sulla base o come il reliquiario in lamina di argento di Santa Barbara, opera dei maestri argentieri Catello di Napoli.
Nella chiesa di San Pietro si conserva la scultura marmorea dell’Immacolata, saggiamente restituita all’artista fiammingo David Müller che ne cesellò finemente i capelli lavorandoli a trapano con maestria eccezionale.
Passeggiando per il paese troveremo molti e significativi esempi della lavorazione del granito ad opera dei lapicidi serresi, nei portali in special modo, spesso decorati da mascheroni apotropaici o elementi fitomorfi, ma anche nei balconi e nelle profilature architettoniche, segno di quell’egemonia culturale che l’insigne scuola d’arte ebbe in tutto il comprensorio. Si ammiri anche il sontuoso portale del diruto palazzo del Conte di Rajneiro, il mascherone del portale di palazzo Gregoraci, ove insistono anche due splendidi balconi a petto d’oca in ferro battuto, il portale a duplice ghiera di palazzo De Barberis, che sfrutta l’alternanza dei conci lisci con quelli lavorati a doppia punta per creare morbidi effetti chiaroscurali. La profonda devozione per la Vergine Maria e verso la Patrona, Santa Barbara, si esprime attraverso antiche e nobili tradizioni ma una in particolare merita di essere ricordata in tutta la sua suggestività. Ci riferiamo alla processione del Venerdì santo con l’immagine della Madonna Addolorata che per antica costumanza viene accompagnata da decine e decine di abeti, portati quasi in braccio dai fedeli, dai cui rami pendono una miriade di lumini a cera racchiusi da carta colorata. Quando ancora non esisteva a queste latitudini la tradizione dell’albero di Natale, a Davoli l’abete già veniva utilizzato in tutta la sua bellezza per illuminare il cammino notturno della Madre Dolorosa.