Sentiero Faggio del Re-Speranza
Da Faggio del Re, suggestiva località nel cuore delle Serre, immergiamoci nella Riserva Biogenetica Marchesale, patrimonio indisponibile dello Stato, le pendici montuose del Monte Arrugiato e dell’alto bacino del fiume Mesimadaranno passo alocalità “La Speranza”.
Info Sul Percorso
COMUNI INTERESSATI: Arena (VV), Acquaro (VV), Fabrizia (VV)
PARTENZA: Faggio del Re SP 9, Fabrizia (VV)
ARRIVO: Faggio del Re SP 9, Fabrizia (VV)
TEMPI DI PERCORRENZA: circa 4 h A/R, circa 2 h e 30 A, circa 1 h e 30 R
DISTANZA: 13 Km
DISLIVELLO: 340 m
QUOTA MASSIMA: 1.162 m s.l.m.
QUOTA MINIMA: 822 m s.l.m.
DIFFICOLTÀ: media
Descrizione
Monti ricoperti da faggi e abeti secolari, sorgenti e verdi praterie, scorci affascinanti che si rivestono di un che di magico quando la nebbia li avvolge. Si dice che re Ferdinando di Borbone frequentasse spesso questi luoghi per l’abbondante presenza di selvaggina, e a lui si deve il nome dato alla località di partenza di questo itinerario. Non conosciamo la ragione dietro al secondo toponimo, che rimane comunque non meno evocativo, “la Speranza”.
Per raggiungere Faggio del Re dall’autostrada A2 SA/RC prendiamo l’uscita per Vazzano e dirigiamoci verso Serra San Bruno e Mongiana. Una volta raggiunta la montagna proseguiamo verso la Riserva Biogenetica Marchesale (troveremo segnali lungo la strada). Superato il passo di Monte Crocco, ci troviamo sulla SP 9 per Laureana di Borrello, poco prima di località Faggio del Re, che presenta una casermetta forestale con area picnic recintata sulla sinistra e i ruderi di una seconda casermetta sulla destra, lasciamo l’auto. Sulla destra, rispetto al senso di marcia per Laureana, vi è una stradina a fondo naturale con staccionata in legno. Questo è il luogo di partenza del nostro itinerario. Imbocchiamo la stradina immersa fra boschi di faggio e abete e con segnali di bandita la caccia lungo il per-corso. Dopo circa 15 minuti raggiungeremo la casermetta forestale di “Pietra Tonda”, un edificio a un piano con infissi rossi, immersa in bosco prevalentemente di pino laricio. Poco più avanti troveremo un bivio. Imbocchiamo la strada a destra. Lungo il percorso troveremo diverse stradelle, spesso chiuse da sbarre, evitiamole rimanendo sul percorso principale sino a raggiungere una piccola radura, qui imbocchiamo la diramazione sulla sinistra. Dopo circa 40 minuti ritroveremo la presenza di steccati in legno presso il bivio per i ruderi della casermetta “Jocà”, continuiamo a scendere proseguendo a sinistra. Una sterrata caratterizzata dal-la presenza di un tombino taglierà perpendicolarmente il nostro cammino, pieghiamo a sinistra. Procedendo raggiungeremo una strada asfaltata. Ci troviamo in località “Cerasara” di Arena. Giriamo a sinistra e, al bivio successivo, riprendiamo la sterrata che in circa 15 minuti ci porterà all’area picnic “La Speranza”. Qui potremo sostare, dissetarci e riposare prima di riprendere il cammino di rientro imboccando la strada sterrata di fronte la casermetta forestale “La Speranza”.
LARICIO
Quando si parla di come le particolari condizioni di questa terra abbiano creato ecotipi peculiari e pregiati non dobbiamo limitarci a pensare solo all’abete bianco. Lungo il cammino incontreremo spesso veri e propri colonnati formati da placche bruno-grigie. Stiamo parlando del pino laricio, una sottospecie del Pinus nigra. Questa varietà, la cui maggiore diffusione si trova proprio in Calabria, sull’altopiano silano in estese foreste ricordate da Plinio, Livio e Virgilio, si è differenziata in tempi remoti. Nel corso delle varie glaciazioni, il pino nero, specie nordica, estese il suo areale verso il sud. Col ritiro dei ghiacciai, molti esemplari rimasti sulle montagne meridionali, non avendo più rapporti con le piante della stessa specie, iniziarono una evoluzione che li portò ad assumere caratteri peculiari. Questa specie è infatti più slanciata, può arrivare a superare abbondantemente i 40-50 metri, fornisce legname di migliore qualità ed è più resistente e adattabile a differenti temperature e suoli rispetto al pino nero. Oggi il pino laricio o silano, insieme alla croce bizantina, alla croce potenziata e al capitello dorico, è uno dei simboli della Calabria.
VOLPE
Sono pochi nel regno animale le specie che possiedono una presenza così forte e ambivalente nell’immaginario umano come la volpe. Questo piccolo mammifero, nonostante sia classificato come carnivoro, ha una dieta piuttosto varia che include anche more e mele quando è stagione. Le volpi tendono ad avere un atteggiamento molto ossessivo nei confronti del cibo e raramente lo condividono con gli altri esemplari, per questo sono solite cacciare da sole e tendono a nascondere l’eccedenza in tanti piccoli nascondigli. Si pensa che agiscano in questo modo per non rischiare di perdere l’intera scorta in una sola volta.
Grande capacità di adattamento, in natura esistono 24 specie diverse, riescono a vivere in svariati ambienti dalla Vulpes barbara in Africa occidentale alla Alopex lagopus nell’artico. La volpe simboleggia più di ogni altro animale la scaltrezza. Un esempio? Finge spesso di essere morta per attirare verso di sé la preda.
FRAGARIA VESCA
Esiste un rapporto vivo tra cibo e territorio che nelle Serre si declina in sapori e profumi ricchi di contrasti e che spesso richiamano i boschi. La fragaria vesca, più comunemente chiamata fragolina di bosco, ne è un chiaro esempio. Questa specie spontanea del sottobosco è la base per la produzione di una delle delizie di queste zone: il ben conosciuto liquore “Fragolino” dal sapore gentile e gustoso. Lungo la strada ci imbatteremo in molte di queste piante che, se in condizioni vegetative ottimali, si estendono sotto forma di colorate colonie colmando l’aria del loro intenso profumo.
POLIPODIO
Capiterà, lungo il cammino, di attraversare zone umide e ombrose per la presenza di torrenti o acque sorgive. È qui, magari presso alberi caduti o abbarbicate a una rupe, troveremo il polipodio. Fra le felci questa specie è conosciuta come felce dolce, liquirizia falsa o liquirizia di montagna perché le sue radici sottili hanno un sapore affine a quello della liquirizia vera. Il polipodio è lassativo, anticatarrale, espettorante ed emolliente. Se si osserva la parte inferiore si notano dei bottoncini circolari detti sori, contenenti gli sporangi, strutture in cui si formano le spore.