Comune di Guardavalle
Guardavalle è il primo comune della provincia catanzarese. Le sue spiagge meravigliose, ben attrezzate per il turismo estivo, hanno meritato particolare attenzione anche da parte delle multinazionali che qui hanno investito nella creazione di uno dei più famosi resort della regione. Attraversando le campagne e gli uliveti storici che degradano verso il mare, raggiungiamo il centro storico, volutamente sorto in una conca naturale per mimetizzarsi durante le scorrerie nemiche. Infatti, i continui assalti del pirati che dal mare raggiungevano il borgo percorrendo a ritroso il corso della fiumara, rese necessario creare un sistema difensivo con un’importante cinta di difesa turrita che diede al centro abitato il suggestivo appellativo di “paese delle dodici torri”. La parte bassa di Guardavalle costituisce il nucleo più antico del centro storico, ampliato nel corso dei secoli sfruttando la retrostante collina attraverso la caratteristica urbanizzazione ad anelli concentrici. Spicca la severa facciata della chiesa del Carmine, costruzione seicentesca più volte rimaneggiata, col suo grazioso portale di granito sormontato dallo stemma della famiglia Sirleto e la mole imponente del campanile cuspidato. L’interno, decorato in barocchetto calabrese, ospita un pregevole altare marmoreo settecentesco e, sul fastigio ligneo, la statua riccamente abbigliata della Titolare. Il vano presbiteriale è sormontato dalla cupola che conserva ancora integra la decorazione ad affresco tardo-seicentesca raffigurante il Paradiso. La primitiva pala pittorica, oggi appesa sulla parete del coro, raffigura la Vergine Bruna (o del Carmine) tra San Simone Stock e Sant’Alberto: la sua esecuzione è certamente seicentesca e di ottima mano, plausibilmente napoletana, al pari della tela di fronte che invece raffigura San Carlo Borromeo orante. Arrampicandoci tra i vicoli riscopriamo un tessuto urbano piuttosto antico, un’edilizia popolare semplice ma affascinante che oggi versa però in un gravissimo stato di abbandono. Attraverso un dedalo di vicoli raggiungiamo la piazza ove affaccia la Chiesa Madre dedicata a Sant’Agazio. Il grande edificio mononavato è stato più volte ricostruito e definitivamente dedicato nel 1584 al Santo Martire, Centurione di Cappadocia, allorquando la reliquia insigne del braccio fu qui portata da Squillace dal cardinale Marcello Sirleto. L’elegante facciata ingloba parti lapidee sei e settecentesche, mentre il prospetto fu riconfigurato agli inizi del XIX secolo a seguito dei gravissimi danni subiti col terremoto del 1783. L’interno è decorato da un apparato di stucchi neoclassici molto semplici e nella volta sono leggibili affreschi coevi, uno dei quali raffigura il martirio di Sant’Agazio. L’elegante altare maggiore settecentesco, opera di maestranze serresi, come del resto gli altri altari marmorei della chiesa, è adornato da un grande espositorio eucaristico in marmo finemente lavorato. Sulla parete absidale, una sontuosa cornice lignea settecentesca di ambito roglianese, donata dalla famiglia Sirleto, accoglie tre pale pittoriche coeve raffiguranti al centro la Vergine in gloria con Gesù Bambino tra i Santi Pietro, Agazio e Paolo, a sinistra, San Michele Arcangelo, a destra un Santo vescovo (Agostino?). La cappella dell’Immacolata, di patronato della famiglia Spedalieri, è riccamente decorata in stucchi tardo settecenteschi e accoglie sull’altare la coeva statua della Titolare; ai lati, le lapidi sepolcrali di illustri membri della famiglia. La cappella del Rosario ospita nella sfarzosa cornice marmorea dell’altare la grande pala della Vergine del Rosario con i quindici misteri, opera notevole del pittore di Bivongi Tommaso Martini che la firmò datandola 1711. Nella cappella di Sant’Agazio, Patrono di Guardavalle, si conserva la preziosa statua ottocentesca del Martire Centurione, da chi scrive già attribuita a Raffaele Regio da Serra San Bruno, all’interno di un prezioso apparato di stucchi anch’essi di ambito serrese. Tra le molte opere lignee degne di rilievo ricorderemo il Crocifisso cinquecentesco, la statua-manichino settecentesca della Madonna del Rosario e un San Rocco del XIX secolo.
Molti palazzi antichi occupano con le loro quinte sceniche di grande effetto le vie del centro storico, come nel caso del cinquecentesco palazzo Salerno rifatto nell’Ottocento, palazzo Criniti, sotto il cui stemma è leggibile la data 1492, il palazzo della nobile famiglia Sirleto, nella parte alta del paese, enorme costruzione seicentesca mai portata a compimento come la vicina chiesa di San Carlo Borromeo, ciclopico edificio anch’esso rimasto a metà e privo di facciata. Voluto da Fabrizio Sirleto, vescovo di Squillace, il tempio venne dedicato al futuro Santo già prima della sua canonizzazione giacché lo zio di Fabrizio, il celebre cardinale Guglielmo Sirleto, ne era stato amico e consigliere nonché collaboratore durante le ultime sessioni del Concilio di Trento.
Numerosi altri palazzi meritano di essere visitati, almeno esternamente, passeggiando senza fretta tra le viuzze del borgo per riscoprire, tra i segni dell’inesorabile abbandono, quelle tracce meravigliose della civiltà artistica di Guardavalle. In piazza Immacolata affaccia l’antico palazzo Spedalieri, la cui fronte ornata dal grande portale in granito è datata 1777; la parte interna del grande quadrilatero è più antica, probabilmente della fine del XVI secolo, ed è dotata di ampi locali adibiti a frantoio, mentre la parte superiore era ad uso residenziale per la famiglia. Di fronte, sul lato monte si erge il palazzo Falletti di fondazione più tarda, il cui pregevole portale con colonne monolitiche alveolate sostiene il grande balcone sovrastante. L’uso abbondantissimo e assai forbito del granito locale si deve ai lapicidi di Serra San Bruno, artefici della costruzione di gran parte del tessuto urbano di Guardavalle e della sua ricostruzione dopo il terremoto del 1783.
Il 7 maggio il paese celebra la festa del patrono Sant’Agazio: per l’occasione vengono raccolte migliaia di corolle di astri che, infilati pazientemente, a formare lunghe collane variopinte. Molte di esse vengono portate in chiesa e fatte indossare al Santo; le altre vengono offerte durante la processione dai balconi e dai ballatoi delle case per la gioia e il divertimento dei ragazzi più abili che si cimentano a lanciarle centrando il capo del Santo o, meglio ancora, la lancia che tiene nella mano destra.