Prodotti tipici
Il patrimonio enogastronomico è da considerarsi come parte integrante della cultura del territorio del Parco e presenta, grazie alla sua ricchezza e alla sua particolarità, un ulteriore motivo di attrazione.
Il paesaggio agrario, diverso per i coltivi nel cromatismo e nelle forme, è determinato dalla generalizzata frammentazione della proprietà ed è caratterizzato dall’utilizzo di tecniche prevalentemente tradizionali con il risultato di prodotti rispondenti, per caratteristiche e sapori, a canoni di altri tempi, privilegiando la qualità e non la quantità. Si riscontrano, prevalentemente, uliveti, seminativi, quest’ultimi soprattutto in prossimità del lago, ove creano variegati disegni accostabili a noti quadri impressionisti, qualche vigneto d’uva vinciguerra nel territorio di Monterosso e zibibbo in quello di Pizzo, nonché alberi da frutto, fra cui agrumi e fichi. Notevoli sono i prodotti orticoli, in particolare nel territorio di Maierato, come cavoli, broccoli, cavolfiori, melanzane, patate, peperoni, pomodori, fave, piselli, fagiolini e fagioli. Tra le alture prospicienti la costa, si distinguono, inoltre, diverse qualità di erbe selvatiche, tra cui capperi, asparagi, finocchio, rosmarino ed origano. Riguardo, invece, i frutti del bosco, rientrando in ottica naturale, oltre le more, le fragole ed i mirtilli, abbondanti sono anche i funghi, quali porcini, ovuli e sanguinelli.
L’allevamento e la pesca, nonostante la diminuzione di valore rispetto al passato, per la degradazione dei pascoli, lo spandersi dei seminativi, la commercializzazione di prodotti ittici provenienti da altri mari, nonché per la persistenza di condizioni di insostenibilità operativa degli addetti, continuano ancora, fortunatamente, ad essere vivi. Nelle aree interne sono presenti alcune mandrie di bovini e greggi di pecore e capre che forniscono latte per la produzione artigianale di formaggi, alcuni dei quali esportati; frequente è anche l’allevamento del maiale, prevalentemente a carattere familiare, nonché quello degli animali da cortile, polli, tacchini e conigli. Il tutto fra produzioni di carni fresche, formaggi e salumi, inimitabili nei sapori per il rispetto della tradizione.
Lungo il litorale, ove sono presenti ultimi frammenti di un’antica tradizione marinara, è avviata una discreta attività peschereccia, che ai caratteri amatoriali associa un mercato territoriale, a momenti anche regionale, col pescato di tonnetti, piccoli pesci spada, crostacei, pesce azzurro, abbellenti ed odoranti le piccole pescherie napitine e le viuzze del centro storico sulle quali si prospettano. A ciò si aggiungono alcune attività industriali decentrate, di antica origine, dedite alla lavorazione del tonno, che commercializzano anche con mercati esteri.
Nell’alimentazione, in un’ottica prevalentemente gastronomica, gli ingredienti base dei piatti locali, da rapportare, ovviamente, ai diversi ambiti territoriali della costa e dell’interno, non si discostano molto da quelli della cucina calabrese, che sono ancora: i farinacei, i legumi, le verdure, i pesci, la carne di maiale e di capra, l’olio di oliva, il pepe nero e, soprattutto, il pepe rosso piccante. I legumi più diffusi sono ceci e fagioli, mentre i pesci di più largo consumo risultano le acciughe, le sarde, il tonno, il baccalà e lo stoccafisso. L’olio di oliva è il condimento principale, mentre in passato comune era l’uso dello strutto ed eccezionale quello del burro.
Molto frequente è, inoltre, l’utilizzo dell’aglio, del prezzemolo, del basilico, della menta, dell’origano e del rosmarino, nonché delle patate e delle erbe di campo; frequente è, inoltre, il consumo dei formaggi e dei sott’oli, cotti in acqua ed aceto o semplicemente a crudo, quali funghi, melanzane, zucchine, pomodori verdi, sedani, carote, peperoni, carciofini. I vini, principalmente il rosso nell’interno e bianco sul litorale, comprendono produzioni a carattere familiare. Ri- guardo i dolci, oltre quelli col miele che conservano la tradizione greca (pignolata, graviuoli), ricorrenti sono: le cuzzupe, tipica ciambellina pasquale, fatta di farina, zucchero, uova, lievito, limone, anice, strutto, con al centro un uovo sodo; i taraji, simili nella preparazione della pasta biscottata, che a Francavilla Angitola, in occasione della festa di San Foca, protettore contro i morsi dei rettili, son proposti a forma di serpente, ricoperti di glassa e decorazioni di zucchero colorate, dagli occhi realizzati con chicchi di caffè; i popatuli, ex voto con ricco cromatismo, su nivea glassa avvolgente l’anima biscottata, offerti a Monterosso alla Madonna del Soccorso e S. Rocco; i torroni di arachidi, nocciole e mandorle; i rinomatissimi gelati di Pizzo, fra cremolate, granite, tartufi, nocciole imbottite, cassate.