Sentiero Lacina-Lu Bellu
Seguiamo un cammino che ci permetterà di immergerci in stupendi boschi di faggio e abete fra cui spiccano esemplari davvero straordinari che svettano verso il cielo disegnando rosoni di foglie, di luci e di ombre.
Info Sul Percorso
COMUNI INTERESSATI: Brognaturo (VV), Serra San Bruno (VV), Stilo (RC)
PARTENZA: Lacina, Brognaturo (VV)
ARRIVO: Casermetta “Lu Bellu”, Serra San Bruno (VV)
TEMPI DI PERCORRENZA: circa 4 ore
DISTANZA: 8 Km
DISLIVELLO: 237 m
QUOTA MASSIMA: 1.277 m s.l.m.
QUOTA MINIMA: 1.040 m s.l.m.
DIFFICOLTÀ: media
Descrizione
Arrivati a Brognaturo (VV) si segue sulla SP 43 verso Lacina. Giunti nella conca che ospita il lago Alaco e subito dopo il bivio che porta all’omonima diga si gira a destra su strada sterrata. Da questo punto, lasciata l’auto, si procede seguendo la strada in salita che, superati alcuni terrazzi coltivati e uno stagno sulla sinistra, raggiunge uno spiazzo. Tralasciando la deviazione a destra si continua con una serie di tornanti. Questa prima parte è completamente in salita, ma potremo dissetarci presso una fontana e ammirare incantevoli affioramenti granitici stagliarsi qua e là fra i faggi. Dopo circa 2 km dall’inizio si arriva ad una radura con abeti e meli selvatici. Seguiamo la strada per circa un altro km, evitando le deviazioni, fino a raggiungere una radura oblunga che subito sulla destra presenta un abete ai cui piedi si trova una piccola pietra miliare: località “Pomara”. Da questo punto imbocchiamo la strada che scende verso l’antico passo, posto in una sella tra località “Pomara” e “Pietra del Caricatore”, conosciuto come “Croce di Panaro”, riconoscibile proprio per la presenza di una croce in legno sulla sinistra. Proseguiamo di fronte imboccando la strada a destra rispetto a “Croce di Panaro”. Il percorso presenta ora un breve tratto in salita con la presenza di un grande abete sulla destra e una pietra miliare a sinistra. Superata la sommità si ridiscende in un piccolo spiazzo, un trivio. Imbocchiamo la strada di fronte a noi sulla destra. Inizia un tratto in salita che ci porterà al bivio successivo. Abbandoniamo il tratto che continua salendo verso “Pietra de lu Mora” e Pecoraro e pieghiamo a destra. La stradina segue ora il fianco del rilievo ed è interessata da altri bellissimi esemplari di abete, da un fondo più umido per la presenza di acqua sorgiva e da un torrente. Questo breve tratto ci porterà ad immetterci sulla strada, sempre sterrata, che scende da località “Triangolo”. Inizia l’ultimo tratto del nostro itinerario, completamente in discesa, che in circa 30 minuti ci porterà alla casermetta “Lu Bellu”. Poco prima dell’arrivo, se pieghiamo a sinistra (esiste apposito segnale), in appena 5 minuti potremo raggiungere l’imponente cava di granito conosciuta come “Pietra di l’Ammienzu”.
CARDAMINE QUITABELII
Se percorriamo questo itinerario da aprile a maggio inoltrato potremmo ammirare una pianta tipica delle faggete umide e ombrose e in qualche occasione, seppur raramente, dei castagneti. Si tratta della Cardamine Quitabelii, una pianta erbacea perenne alta fino a 60 cm. È facile riconoscerla per le foglie seghettate e, soprattutto, per i suoi fiori: bianchi a simmetria raggiata che si riuniscono nella parte terminale della pianta in corimbi o racemi. Un tempo foglie e fiori della Cardamine venivano utilizzati in cucina per frittate o minestre. Il nome del genere (Cardamine) potrebbe derivare da due parole greche: Kardia (cuore) e Damào (addomesticare), questo perché anticamente si credeva che piante di questo tipo possedessero alcune proprietà medicinali (cardiotoniche).
CINGHIALE
Si fa un gran parlare di questo animale, delizia dei cacciatori e piaga per l’agricoltura. Il cinghiale era scomparso da più regioni italiane subito dopo la Seconda guerra mondiale. Per far fronte alla rarefazione dell’ungulato si iniziò una massiccia attività di ripopolamento utilizzando una specie proveniente però dall’est europeo. La nuova specie, di maggiori dimensioni, robustezza e prolificità rispetto all’originario ceppo calabrese, ha determinato, insieme ad altri fattori, la situazione di criticità attuale, soprattutto per certi tipi di coltivazioni. Animale dalle abitudini crepuscolari e notturne, durante il giorno riposa disteso in buche nel terreno, che scava col muso e gli zoccoli, e fra i cespugli. Sono animali sociali che vivono in gruppi, ciascuno dei quali occupa un’area di circa una ventina di chilometri quadrati. Ricordate: i cinghiali hanno temperamento aggressivo.
FOMES FOMENTARIUS
Lungo il percorso ci imbatteremo in un curioso fungo che riveste a spirale il tronco di un albero. Si tratta di un parassita non commestibile perché legnoso. Cresce su latifoglie, sia vive sia morte, in estate-autunno. La sua forma è a mensola o a zoccolo. Il colore delle sue parti varia, dipendendo dallo stadio di maturazione di ciascuna. Il Fomes Fomentarius è conosciuto come fungo esca perché mescolato con salnitro era la soluzione più efficace per accendere il fuoco. È per questo scopo che Otzi, la famosa mummia scoperta nel 1991, lo portava con sé, o perché aveva scoperto l’utilità della sua carne come emostatico?
PIETRA DI L’AMMIENZU
Il nostro cammino prosegue e, percorso un lungo tratto in discesa, arrivati quasi in prossimità della nostra meta, una breve deviazione sulla sinistra ci porterà ad ammirare il complesso granitico, in passato luogo di estrazione e lavorazione per molti scalpellini serresi, conosciuto come “Pietra di l’Ammienzu”. Questo complesso tempio della natura, circondato da successioni di alberi che si ergono come colonne tutte intorno, riposa parzialmente coperto da verdissimo muschio. L’elemento principale della cava, davvero imponente, raggiunge un’altezza di circa 11 metri. Su alcune pietre potremo ancora notare gli intagli di lavorazione.