Terra e acqua
La conformazione geografica di Serra San Bruno la rende una delle località più piovose d’Italia con circa 2000 mm. annui di pioggia. Nella disastrosa alluvione del 1935 caddero ben 540 mm. di pioggia in meno di 24 ore, un record europeo della meteorologia ancora imbattuto. Questa grande piovosità fa sì che questo territorio sia molto ricco di acque; infatti dai versanti delle montagne che circondano Serra, nel raggio di circa un chilometro si formano i fiumi Ancinale, che attraversa l’abitato di Serra San Bruno, Allaro, che nel versante ovest passa per i paesi di Mongiana e Fabrizia, Stilaro che a valle forma le maestose cascate del Marmarico e Mula, nel versante sud-est della Ferdinandea. Tutti questi corsi d’acqua nei secoli hanno fornito energia idraulica per animare numerose attività come mulini, segherie, battendieri, centrali idroelettriche e fonderie di ferro. Di grande importanza è anche la qualità delle sorgenti presenti le cui acque si arricchiscono di preziosi elementi attraversando il sottosuolo granitico.
Le Serre possono vantare tra le migliori acque oligominerali del mondo. Numerose fontanine si trovano lungo le strade di montagna dove la gente si reca spesso dai paesi del circondario per l’approvvigionamento domestico. Storica è la fontana delle Belle Donne posta sulla strada SS110 nei pressi di monte Pecoraro.
Nel 1904 un ex ufficiale garibaldino, Achille Fazzari, proprietario della grande tenuta di Ferdinandea, fece effettuare accurate analisi di una sorgente, all’epoca ritenuta miracolosa per le sue proprietà terapeutiche, dichiarata molto più leggera e cinque volte superiore a quella di Fiuggi e fondò lo stabilimento di imbottigliamento Mangiatorella, che si trova sulla SS110 vicino alla Ferdinandea. Nel 1920 quest’acqua oramai famosa era venduta anche in America. Attualmente la Mangiatorella è venduta in molti Paesi ed è considerata una delle migliori acque minerali.
L'oasi di protezione del lago Angitola
L’oasi di protezione della fauna del lago Angitola, nel territorio di Maierato e Monterosso Cal. (VV), è stata istituita con DPGR n. 577 del 12 maggio 1975 e dopo dieci anni ha ottenuto (unica in Calabria) il riconoscimento di Zona Umida di Importanza Internazionale come habitat per gli uccelli acquatici, secondo la Convenzione di Ramsar. Già Sito di Importanza Comunitaria della Rete “Natura 2000” secondo la Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, sempre in base alla stessa Direttiva, risulta adesso quale Zona Speciale di Conservazione e fa parte del Parco Regionale delle Serre.
L’oasi ha un’estensione di 875 ettari, di cui 196 occupati dal bacino artificiale realizzato nel 1966 in seguito allo sbarramento del fiume Angitola.
Lungo le sponde del lago e nelle zone inondate vegeta spontaneo il salice bianco, una tipica essenza amante dell’umidità, in grado di sopportare anche una parziale sommersione del tronco, mentre le rive degli immissari sono coperte da boschetti di ontano nero, a cui si aggiungono pioppi neri.
Sulla sinistra idrografica del lago si nota un fitto rimboschimento artificiale con pino d’Aleppo realizzato in seguito alla creazione dell’invaso. Lo schianto delle conifere per cause naturali ha creato nel tempo ampi spazi subito colonizzati da specie autoctone come la quercia roverella, il salicone, il sanguinello, la cornetta dondolina, o utilizzati per l’impianto di nespoli selvatici e del Giappone. Ampi tratti sono stati in passato rimboschiti con conifere esotiche del genere Cupressus.
Nel territorio dell’oasi si riscontrano interessanti lembi di macchia mediterranea in cui predomina la Quercia da sughero, una propaggine della vasta sughereta che sovrasta la strada che dal bivio Angitola porta al lago. Presenti anche il leccio, l’orniello, il mirto, il lentisco, l’erica, il corbezzolo, la smilace, il cisto femmina, l’edera spinosa, il citiso trifloro, mentre nelle zone più aperte e soggette a pascolo, è abbondante la presenza di saracco e ginestra con le tipiche fioriture gialle.
La vegetazione anfibia comprende la cannuccia di palude, la tifa, iris giallo, lingua di cane ecc.
L’ornitofauna annovera oltre 130 specie diverse, la cui presenza cambia a seconda delle stagioni. Simbolo dell’oasi è lo svasso maggiore, un elegante uccello prettamente acquatico che proprio qui, nel 1982, ha realizzato i primi nidi mai osservati in Calabria. Visibile in tutte le stagioni, in primavera è possibile ammirarne le splendide parate nuziali, mentre da giugno si possono osservare i pulcini striati trasportati sul dorso dai genitori. Oltre allo svasso, con l’ausilio di un binocolo si possono osservare il più piccolo tuffetto o il maestoso volo degli aironi, da quello cenerino, più comune, a quello bianco maggiore, più raro, fino alle candide garzette. Non infrequenti le presenze di spatole e mignattai. Folaghe e gallinelle d’acqua nidificano nei canneti e nei saliceti allagati. L’inverno è la stagione del grande e variopinto gruppo delle anatre, dal germano reale (anche nidificante) alle piccole alzavole, ai fischioni, ai moriglioni tuffatori.
La Lacina
Il sito della Lacina si trova al confine tra le provincie di Vibo Valentia e Catanzaro. È caratterizzato da una conca montana e in passato ospitava una importante zona umida montana con un esteso pantano, circondato da basse alture. Purtroppo, verso la fine degli anni ’90 è stata realizzata una diga sul fiume Alaco che ha creato un invaso artificiale utilizzato per esigenze idriche di numerosi comuni delle due province, che ha sommerso la maggior parte della depressione della Lacina. Tuttavia, proprio per la particolare rilevanza naturalistica, durante la realizzazione dell’opera sono state previste importanti opere che attraverso la realizzazione di contro-setti e argini di contenimento e di riqualificazione ambientale hanno permesso di sottrarre alcune aree umide di pregio dall’inondazione. Inoltre, sono state traslocate alcune specie rare e tipiche degli ambienti umidi in aree attigue non minacciate dal pericolo di sommersione.
Il substrato geologico dell’area è di natura cristallina acida, costituito pre- valentemente da graniti e granodioriti. Ai margini delle zone inondate sono presenti pascoli mesofili, con specie perenni quali il migliarino maggiore, il caglio debole, la bambagione pubescente, il centofoglio, il cardo di palude, la dantonia minore, la ginestra calabrese e altre specie.
È inoltre presente una vegetazione molto peculiare costituita da comunità anfibie con specie di piccola taglia, perenni. La vegetazione boschiva cir- costante le aree umide è costituita da boschi di ontano nero, cui si accompagnano frequentemente altre specie tra cui il sambuco, la morella rampicante, l’arisaro codato, l’edera e varie specie di giunchi e carici. Tra le formazioni forestali che si rinvengono al margine dell’area ricordiamo invece i boschi misti di faggio e abete bianco appenninico e i boschi mediterraneo-montani caratterizzati dalla dominanza del laricio calabro.
Si segnalano inoltre specie di fiori molto rare.
Per quanto riguarda la fauna, questo sito, proprio per le sue caratteristiche, rappresenta un luogo elettivo per gli anfibi. Infatti le acque del lago e dei pantani sono abitate dalla raganella italiana e dalle due rane rosse presenti in Calabria, la rana agile e la rana appenninica; popola, inoltre, gli ambienti umidi di questo sito l’ormai raro e minacciato ululone appenninico. Tra i lepidotteri è segnalata l’Amata ragazzii, un piccolo lepidottero endemico dell’Appennino centromeridionale, facilmente riconoscibile per l’appariscente colorazione nera a macchie bianche con la quale avverte i possibili predatori della sua tossicità. Recenti monitoraggi hanno messo in luce la presenza del coleottero lucanide, detto anche cervo volante meridionale, vicariante in Italia meridionale del cervo volante propriamente detto. Gli studi hanno rivelato inoltre la presenza di una ricca coleotterofauna del suolo, con entità di grande importanza biogeografica e conservazionistica.