Comune di Bivongi

Bivongi, adagiata sul fianco ovest del Consolino, è quasi protetta dalle pendici boscose del monte. Già nel 1050 il centro, noto nei documenti bizantini con il nome di Bobònges, era costituito da diversi nuclei abitativi nel più antico dei quali, Mangioni, sorgeva la chiesa e il monastero di San Nicola, e da quelli di Abatìa e Casale, ove era situata la chiesa dello Spirito Santo, esistita fino ad alcuni decenni fa. In questa zona sorge l’attuale centro storico cittadino, segnato dal suggestivo intreccio di stradine che si inerpicano verso la parte alta, alcune delle quali così strette e irte da non essere carrabili. Con l’avvento dei Normanni e la costituzione dell’immenso feudo della Certosa dei Santi Stefano e Brunone del Bosco, Bubungi ne diventa casale insieme ai suoi numerosi monasteri e alla grangia normanna dei Santi Apostoli. Il suo territorio, ricchissimo di acqua e di boschi, si rivelò ben presto importante anche per la presenza di giacimenti di argento misto a piombo. Eccezion fatta per alcuni interessanti palazzetti sette-ottocenteschi, gran parte del patrimonio artistico era rappresentato dalle due importanti chiese, oggi quasi completamente distrutte. Rimane superstite la Chiesa Madre, dedicata a San Giovanni Battista Decollato, di fondazione antica ma completamente rifatta dopo il grande terremoto del 1783. L’elegante facciata settecentesca, ingentilita dalle profilature in pietra granitica, ha un impianto a tre navate con ampio transetto e un abside centrale. Gli interni sono stati decorati da maestranze di Serra San Bruno alle quali si deve certamente anche il progetto di ampliamento. Sebbene sia stata incupita da una pavimentazione moderna, oltre che ritinteggiata senza tener conto delle antiche decorazioni pittoriche, la chiesa presenta ancora il suo impianto solenne tardo-barocco, culminante nella macchina marmorea dell’altare maggiore, in marmi serresi settecenteschi, sormontata dal fastigio in stucchi ove è ospitata la statua lignea del Titolare. Nel transetto sinistro, sull’altare alberga la splendida statua dell’Immacolata, capolavoro del napoletano Giuseppe Picano da chi scrive attribuitagli anche grazie al ritrovamento dell’atto di pagamento risalente al 1782. Oltre alle settecentesche statue lignee di San Nicola e di Sant’Antonio, anch’esse di ambito partenopeo, si può ammirare un monumentale San Giuseppe, intagliato in legno da Vincenzo Scrivo di Serra San Bruno alla fine del XVIII secolo. In un’apposita cappella è conservato il quadro di Maria Santissima Mamma Nostra – singolare quanto raro appellativo mariano – le cui vicende miracolose e i cui costanti interventi in favore dei bivongesi, talvolta in bilico tra la narrazione storica e un’affascinante leggenda, motivano eloquentemente l’affezione di questo popolo e il culto singolare che essi le tributano, al punto tale da attribuire a Bivongi il dolce appellativo di “Paese di Mamma Nostra”. Per i riti processionali fu commissionata a Napoli nella prima metà del Settecento un’espressiva statua lignea, arricchita nel secolo successivo dalla sontuosa base processionale in legno dorato. L’insieme costituisce un unicum della storia dell’arte calabrese, di aspetto solenne e di grande bellezza. Ogni anno la seconda domenica di settembre si svolge la festa patronale, ma la celebrazione più sentita dai bivongesi e dall’intero comprensorio è quella del 5 febbraio, detta “la festa di voto”, per ricordare l’intervento della Protettrice durante il grande flagello del 1783. Molto noto è poi il monastero di San Giovanni Theristis vecchio che ha ospitato, tra le sue austere vestigia di origine normanna, una comunità di monaci provenienti dal Monte Athos ed è oggi officiato da una comunità di monaci ortodossi rumeni. L’operosa comunità bivongese, famosa per l’accoglienza, l’ottimo vino e la buona cucina, ha molto investito per la valorizzazione del patrimonio ambientale, in particolar modo sulle famose cascate del Marmarico, un salto di 120 metri che lo Stilaro compie nel cuore della montagna. Il luogo, impervio ma ricco di suggestione, richiama un gran numero di turisti e appassionati soprattutto in estate quando i piccoli specchi d’acqua formati dalle rapide diventano piscine cristalline e gelide dove fare il bagno.