Comune di Fabrizia

Lasciata Mongiana, percorrendo una strada di montagna costeggiata da abeti, pini e castagni si giunge a Fabrizia. L’abitato prende il nome dal nobile Fabrizio di Carafa che volle che, nel 1591, in queste terre comprese nel suo feudo, sorgesse un villaggio cui, com’era consuetudine, venne dato il suo nome in segno d’omaggio al feudatario. Fabrizio, che pochi anni più tardi sarebbe stato nominato principe di Roccella, apparteneva a una delle famiglie più illustri del Regno di Napoli che vantava, tra l’altro, un papa, Paolo IV, eletto al soglio di Pietro nel 1555.

Anche Fabrizia, come Nardodipace, ha subito la devastazione dalle due disastrose alluvioni del 1951 e del 1972. Nel caso di Fabrizia l’abitato non è stato trasferito ma ampie parti della cittadina sono state progressivamente abbandonate. Un tempo questa era una delle cittadine più floride e popolose delle Serre. Oggi conta poco più di duemila abitanti, meno della metà di quanti ne contava negli anni ’60. La principale ragione di un così rapido spopolamento è stato innanzitutto il forte movimento migratorio che ha interessato la Calabria nel secondo dopoguerra e che, nel caso di Fabrizia, ha avuto come principale destinazione la Germania e il Bresciano, oltre al progressivo spopolamento delle zone interne della regione e allo spostamento degli abitanti verso i centri della costa o i centri urbani più grandi.
La cittadina sembra rivivere i suoi antichi fasti in estate e durante i giorni in cui si celebra la festa del patrono Sant’Antonio, durante i quali torna a diventare centro della vasta area delle Serre e, anche grazie alla fiera che vi si svolge e ai solenni riti religiosi, ad attrarre pellegrini finanche dai paesi della costa.
Il passato importante della cittadina si coglie da alcune preziose testimonianze architettoniche. Lungo le strade del centro storico si affacciano ancora abitazioni e palazzi gentilizi abbelliti da portali, gattoni e basole in granito, nonché da splendide balaustre in ferro battuto e ghisa, probabilmente fuse nella vicina Mongiana.
La visita di Fabrizia non può che cominciare da Piazza Regina Margherita, dominata dalla superba facciata in granito dall’elegante profilo neoclassico della Chiesa Matrice. L’edificio sorge su una precedente fondazione della fine del XVI secolo ed è dedicato a Santa Maria delle Grazie benché sia da tutti conosciuto come la chiesa di Sant’Antonio. L’interno custodisce un pregevole ciclo di affreschi dei pittori napitini Zimatore e Grillo. L’imponente altare maggiore, in marmi mischi, ospita invece in una nicchia la settecentesca statua lignea di Sant’Antonio di bottega napoletana.
Dirimpetto alla chiesa della Madonna delle Grazie sorge la chiesetta del Rosario, un tempo cappella del palazzo che sorge poco distante e che occupa il terzo lato della piazza.

A Fabrizia è noto come “la Cavalera” ed era il palazzo costruito dai Carafa e che probabilmente veniva usato dal feudatario e dai suoi dignitari durante gli spostamenti lungo i villaggi del feudo. Purtroppo poco rimane della forma e delle architetture originali che possono tuttavia essere immaginate partendo dagli elementi superstiti.

Un altro monumento degno di nota è la chiesa del Carmine, edificata intorno alla metà del Settecento dalla facciata anch’essa neoclassica, in muratura, scandita da cornici e lesene in granito. Di grande interesse è la monumentale statua lignea della Titolare che porta la firma, in qualità di restauratore, dello scultore serrese Vincenzo Zaffino. Per la verità l’opera appare molto simile a quelle di Zaffino tanto da lasciar ipotizzare che l’intervento, più che un restauro, sia consistito in un pesante intervento di rifacimento di una scultura più antica.