Comune di Pizzo Calabro

Sulla costa, Pizzo rappresenta un’anomalia rispetto al contesto angitolano – si ricorda che il suo territorio si è disteso verso l’omonimo fiume, attraversato da un ponte borbonico in laterizio, solo nel ’900 a scompenso di altri comuni –, comunque unito al paesaggio dell’interno attraverso la Statale 110, lo storico percorso della Strada Regia, già collegante le Ferriere borboniche di Mongiana con il porto della cittadina per l’imbarco dei prodotti siderurgici. Di origini basso-medievali – anche se la tradizione lo racconta sorto sulle rovine dell’antica Napizia fondata dai Focesi, da cui il nome degli abitanti detti Napitini –, occupa un promontorio a picco sul mare, impresso nella parte terminale da un rilevante castello aragonese; l’edificio, composto da un imponente corpo quadrangolare, da due torri a tronco conico, di cui quella maggiore presumibilmente angioina, da articolate volumetrie interne, è ricordato anche per la prigionia e uccisione di Gioacchino Murat.
L’abitato gravita intorno ad una piazza centrale – una sorta di allegro e variegato salotto urbano –, allungata con lo Spunduni sul panorama costiero, definita da eleganti edifici e interposta fra i rioni Carmine e Chianu; quest’ultimo, dai caratteri maggiormente popolari, presenta un’articolazione alquanto irregolare, accentuata in alcuni tratti da una forte acclività, ove appaiono numerosi gli slarghi, i cortili e le gradinate, funzionanti anche come luogo di intrattenimento fra dirimpettai. Più decentrati si presentano: il rione S. Francesco, riunito da un lungo percorso curvilineo in declivio detto bassulata, bordato da quinte architettoniche di maggiore pregio; quello Marina, ove, accanto ad unità abitative aristocratiche ed un’antica tonnara ristrutturata, sono presenti comuni case di pescatori; il luogo detto Seggiola, nomato dai ruderi di un’altra vecchia tonnara, dedito prevalentemente ad attività marinare e di rimessaggio. Numerose, in ogni caso, sono le facciate abbellite da colori, cornici e fasce marcapiano, sulle quali aggettano piccole logge, edicolette sacre e, sui portali, alcune maschere apotropaiche. A ciò si aggiunge il notevole patrimonio degli edifici religiosi, di origini cinque-seicentesche, con rimodulazioni neoclassiche, composto dalle chiese: di San Giorgio Martire e della Vergine Maria, matrice, con rilevante portale su prospetto barocco e interni ricchissimi, fra cui si distinguono un altare in marmi policromi ed opere pittoriche e scultoree di grande pregio come il San Giovanni Battista attribuito a Pietro Bernini; di San Rocco e San Francesco di Paola, abbellita da affreschi e statue; dei S.S. Ferdinando e Immacolata, detta della Marina; di San Sebastiano, con notevoli dipinti; del Purgatorio e S. Maria delle Grazie, detta dei Morti, con cripta; dell’Immacolata; del Carmine; della Madonna della Pietà; di Piedigrotta, scavata nella rupe tufacea contigua alla spiaggia della Madonneja, ad un chilometro a nord dell’abitato, caratterizzata da numerose scene delle sacre scritture, scolpite anch’esse nella roccia sin dal tardo Ottocento, particolarmente in risalto nelle ore pomeridiane quando il sole al tramonto esalta le colorazioni dei sali minerali superficiali.